di José García Serrano
traduzione all'italiano di Davide Cipollini

 

DELFINI ARANCIONI

Je sais aujourd’hui saluer la beauté.
Arthur Rimbaud

Nel rifugio dell’infanzia
comincio la mia amata biografia
attorcigliata in riccioli di catrame,
mentre crescono i capelli
accompagnati dai miei anni.

Fu questo il giorno in cui
saltò fuori la poesia,
delfini arancioni
sul petto marino
della scrittura.

Nella mia capanna d’acqua
gocciolano lacrime di piombo,
scorrono sulle ossa
delle dita in un gesto
elettrico di desiderio
e conoscenza di Rimbaud
nel saluto alla bellezza.

 

 

 

A LEONARD COHEN

Stai riposando, Poeta. La tua anima viaggia sui gradini della scala, la tua voce dura di dolmen, i tuoi aghi di pioggia cuciono versi di tulipani e di gigli annegati, in mezzo alla strada, eri preparato, Signore, immergendoti nell’aria, fischiando alle splendide donne del regno di nessuno. Riposa il mito ed esplode il mistero, sei oltre, al di là, molto al di là della grande curva del cielo, forse disteso accanto a Walt e alle foglie d’erba, guardando oltre, al di là, molto al di là della gioia e del dolore del tuo canto. Ti recito con dolore questa antifona della vita e anche della morte, sapendo che il tuo epitaffio è una grande porta dove sono custodite tutte le tue canzoni, con lo scalpello degli anni e gli aghi dei vinili che segnavano le ore nelle intime circolarità delle nostre profondità oscure. Riposa in pace, Poeta Zaffiro a lutto, il più elegante, ingrandito dal vortice delle stagioni e degli anni. La tua voce è la grotta dei versi sacri. Ora puoi incontrare Lorca, oltre, molto al di là dei libri e del duro stagno. “You want it darker”, ora e per sempre, amen, oggi e quest’anno, Alleluia immortale delle tue labbra.

 

 

CAPPIO

Sono lo stesso, ma a pezzi:
un dolore a fette.
Però oggi sono nato
con una voglia matta
di aggrapparmi alla vita.

 

 

MIA NONNA PUNK

Mia nonna era una regina del punk.
Ogni domenica guardava tre messe su La2.
La sera, magdalenita e Colacao,
a volte un arcobaleno di bigodini sulla testa.
Gli spaghetti, le briciole, i paracadutisti verdi
che si lanciavano dalla finestra.
E i suoi tesori:
una bottiglia di vino con la faccia di Aznar
che in un sorso
ti faceva spuntare i baffi.
Una mensola con le foto dei nipoti,
i suoi uccellini, i suoi fiori e il diploma di mio nonno.
Mia nonna era una regina del punk.
Le restava poco tempo all’hotel,
quindi raccolse gli asciugamani,
parlò con le sue figlie,
raccolse le lenzuola,
chiamò i suoi nipoti,
le legò tutte insieme
e si calò dalla finestra.

 

 

 

José García Serrano nasce a Valencia nel 1993. È laureato in Lingue Moderne e Letterature presso l’Università di Valencia, con una specializzazione in Studi Ispanici Avanzati presso la stessa università, e con una tesi di laurea sulla traduzione in spagnolo del libro Stato di quiete di Pierluigi Cappello. Attualmente, insegna, scrive e dipinge. Ha fondato con un gruppo di scrittori e scrittrici di Valencia la rivista letteraria “Zoe” e ha partecipato a vari progetti teatrali.

 

 

 

© José García Serrano, 2024. Tutti i diritti riservati.

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